La nuova rubrica di Affaritaliani.it Milano a cura di Luciano Tommaso Ponzi, investigatore privato e discentente del leggendario Tom Ponzi
Tra i settori graziati dalla crisi c’è sicuramente quello investigativo che negli ultimi tempi, complice lo sviluppo della tecnologia, si è anche specializzato. Dalla moglie all’azienda, cambia il soggetto di chi ingaggia gli investigatori privati ma non la causa: la sfiducia. Le investigazioni familiari, matrimoniali e patrimoniali “non sono passate di moda”, rappresentano ancora un buon 30% del business, ma non sono più la principale causa di ricorso al detective perché scalzati dall’infedeltà di soci e collaboratori, l’assenteismo, il doppio lavoro e il controspionaggio industriale, diventato il vero nuovo business. Con le frodi in continuo aumento le imprese sembrano avere quindi le loro valide ragioni per dubitare di alcuni dipendenti e, dopo ripetuti campanelli d’allarme, “mettere in pista” un professionista che li colga “con le mani nel sacco”. Spesso però potrebbe essere troppo tardi agire a “fatto compiuto”, come nel caso di una fuga di dati: brevetti o invenzioni in pochi secondi potrebbero finire “nelle mani sbagliate” rischiando, magari dopo anni di lavoro, di vedere un prodotto realizzato e venduto oltreoceano.
Sempre più consapevoli dei rischi ecco che le aziende, da qualche anno, hanno iniziato a correre ai ripari cercando, dove possibile, di aumentare le loro difese e investire soprattutto nella sicurezza delle proprie tecnologie. Il detective Luciano Ponzi, “nipote d’arte” – suo zio, il famoso Tom Ponzi della Mercurius investigazioni a cui si affidarono tra gli anni Sessanta e Settanta personaggio del calibro di Nelson Rockefeller, Gianni Agnelli, Enzo Penati e l’Aga Khan – e con anni d’esperienza sul campo ci può aiutare a capire cos’è cambiato nel mondo delle investigazioni. “Vent’anni fa campavo con le corna, degli altri s’intende, mentre ora la faccenda è cambiata e spesso mi trovo alle calcagna di ex-collaboratori di un’azienda che, finito il rapporto di lavoro, portano con se o direttamente al competitor, una serie di informazioni riservate ma soprattutto strategiche. – svela Ponzi – I settori che “si sentono meno sicuri” e chiedono più spesso il nostro intervento sono quello farmaceutico e quello delle automotive”. Altra fattispecie è la fuga di procedure di lavorazione, magari causata da una falla nel sistema informatico, ecco che qui l’intervento tempestivo di professionisti ed esperti può essere decisivo – prosegue Ponzi -. Non mancano le chiamate di imprenditori che sospettano di essere spiati, si tratta sovente di cimici piazzate in ufficio o in auto, ecco che al detective vengono richieste bonifiche ambientali, informatiche e telefoniche.
affaritaliani.it – 13 novembre 2017
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