Passata l’emergenza, si contano i danni. Il Covid-19 sta pian piano diventando un ricordo ma una famiglia su tre è costretta a leccarsi le ferite e, soprattutto, a correre ai ripari. Prevenire è difficile ma sempre meglio che curare: è questa la filosofia che anima gli investigatori privati che mettono la propria esperienza al servizio dei genitori che si trovino in difficoltà.

La droga, purtroppo, non è per molti solo uno spettro ma un problema da risolvere. Confinamenti successivi, coprifuoco e classi a metà, durante la pandemia, hanno fornito ai giovani meno occasioni per socializzare. E questo ha rinviato in maniera abbastanza efficace gli esperimenti dei ragazzi con sostanze di ogni genere. Aggiungiamo pure che gli stupefacenti, a causa del blocco delle frontiere, erano più difficili da trovare e che i loro costi erano alti e, dunque, non accessibili a tutti.

Il Covid ha rivoluzionato lo spaccio

La sensazione di poter controllare i propri figli ha costituito una sorta di comfort zone. Ma, in realtà, si è trattato di un abbaglio. E adesso è difficile tornare alla realtà. La realtà, per moltissimi genitori italiani, è un boccone amaro da mandare giù. I dati della prima ricerca nazionale sugli effetti che il Covid ha avuto sui giovani è dell’Istituto Superiore di Sanità, che lo ha commissionato a un pool di ben 90 esperti. Il risultato del rapporto Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi è che proprio durante la pandemia le richieste d’aiuto spontanee per l’uso di sostanze psicoattive (cannabinoidi, alcool, eroina e cocaina) sono drammaticamente aumentate. E c’è di più. Si è abbassata l’età della prima volta: sotto i 14 anni per le droghe pesanti e addirittura a 8 anni per le sostanze sintetiche, ivi compresa la colla.

La depressione da lockdown

Colpa della Dad, delle quarantene ma anche dell’impossibilità di uscire e di stare con gli amici: l’equilibrio dei giovani è, insomma, stato messo a dura prova. I ragazzi tra 14 e 30 anni che hanno accusato da subito ansia da prestazione sono stati tanti. In alcuni, la percezione di non vedere il proprio sforzo riconosciuto è stato motivo di sconforto e depressione. Per altri, sono crollati i punti di riferimento: anche i genitori più coriacei difronte al virus del secolo sono diventati fragili e insicuri.

Il dark web: lo spacciatore dentro casa

Il mercato degli stupefacenti, in realtà, si è solo spostato. Dove? Sul web. L’anima nera di Internet, ovvero il regno dei traffici illegali, è emersa solo un decennio fa ma i principali mercati oggi sono giri d’affari da oltre 300 milioni di euro l’anno.

La pandemia ha esasperato questa tendenza. Assurdo pensare di avere lo spacciatore dentro casa. Eppure, è stato così. Gli incassi dei trafficanti di stupefacenti nel mercato nero di Internet sono aumentati quattro volte, nel periodo del lockdown, sotto gli occhi inconsapevoli di tantissimi genitori. Dopo un periodo di disorientamento iniziale, il mercato della droga si è adeguato e ha fatto registrare un’impennata senza precedenti, accelerando – tra l’altro – dinamiche soggette a un cambiamento lento e graduale. Niente contatti personali, come Covid comandava, e tante spedizioni camuffate, con un pacco discreto che arrivava a casa contenente chissà quale sostanza. Pagamento in bitcoin, nessuna traccia, nessun nome. Sul dark web si parla poco e si paga bene.

Brescia, la pandemia e l’impennata delle droghe sintetiche

Ma non è ancora tutto: durante la pandemia, a causa del rincaro delle droghe nobili, si sono fatte strada quelle sintetiche, che procurano danni ancora maggiori difficili da sradicare. Nel lockdown, inoltre, si è assistito a un monopolio dell’informazione. Unico tono, unico argomento: il Covid. Ma quando il virus ha dato un po’ di respiro al Paese, il dramma della droga nei giovani è venuto a galla. In provincia di Brescia, una delle più martoriate dalla pandemia, una prima stima sommaria parla di 1300 ragazzi che fanno uso di droghe leggere (circa un terzo è costituito da minorenni). La stima, tuttavia, è soltanto provvisoria perché si riferisce esclusivamente ai casi documentati, ovvero ai ragazzi che, grazie al tramite dei genitori, hanno chiesto aiuto alle strutture sanitarie pubbliche.

La cannabis, tra le sostanze, è sempre la regina incontrastata tra i giovani, che però fanno sempre più spesso ricorso anche a cocaina e MDMA. Spesso, poi, droga e alcol vanno a braccetto: le prime sbronze iniziano da adolescenti. Purtroppo, se non controllate, diventano una vera e propria piaga dai 20 anni in su. Insomma, se un tempo drogato era un aggettivo dispregiativo oggi la filosofia è che chi non si droga è out, non fa tendenza…

Giovani: dall’indipendenza alla dipendenza, il caso di Verona

Essere accettati dal gruppo, rilassarsi o combattere l’insicurezza sono tra i principali motivi del ricorso a sostanze e alcol, che se aiuta a divertirsi una serata lascia strascichi profondi e difficili da controllare.

Insomma, i ragazzi under 30 cercano l’indipendenza e trovano la dipendenza. Una dipendenza che, il più delle volte, li porta in un letto di ospedale. Per parlare di un’altra città, a Verona la droga più usata è l’eroina evoluta. Quella che, cioè, non si inietta ma si inala. L’eroina inalata fa effetto subito, al contrario di quello che si potrebbe pensare, e può provocare, a lungo andare, danni irrimediabili al cervello. Dodicimila sono le persone addicted (ovvero, dipendenti da eroina evoluta) seguite dai Servizi territoriali per le dipendenze: tra loro più di 180 sono ragazzi al di sotto dei 27 anni. La cocaina nella provincia veneta miete ogni anno quasi 2.000 vittime e i cannabinoidi toccano quota 3000. Purtroppo la cannabis spesso fa solo da apripista, tra i 15 e i 22 anni, e sempre più frequentemente negli anni successivi porta all’abuso di droghe più pesanti.
A chi pensa che in fondo la cannabis sia la più innocua tra le droghe, rispondono la scienza e la ricerca: la nocività di questa sostanza, negli ultimi 10 anni, è aumentata del 40%. Al contempo, è diminuita la percentuale di giovani che la percepiscono come pericolosa (-25%), il che in realtà è di per sè un segnale molto allarmante.

Droga: non è solo questione di salute. Il fenomeno del needle spiking

Purtroppo annebbiare la coscienza porta non solo conseguenze sotto il profilo della salute ma anche, sempre più spesso, dissociazioni psichiche. Dall’uso e abuso di sostanze stupefacenti, infatti, derivano i sempre più frequenti casi di stupro tra i ragazzi e di needle spiking, una iniezione largamente diffusa all’ingresso di discoteche e locali notturni. Fenomeni che hanno sollecitato il nostro Governo a proporre nuove disposizioni di legge e maggiori controlli all’ingresso dei locali. Purtroppo, troppo sovente, questi provvedimenti non si rivelano adeguati nè sufficienti.

Dialogo come strategia in famiglia ed i primi segnali di dipendenza

Pazienza, tanta pazienza e tantissima attenzione sono le uniche armi che i genitori hanno per comprendere subito se i propri figli stanno sperimentando gli stupefacenti e aiutarli. Comprendere, parlare, resistere alla tentazione di punire sono solo alcuni degli accorgimenti che possono consentire di peggiorare la situazione.

E poi, certo, ci sono i sintomi: pupille dilatate, nervosismo, naso arrossato per la cocaina, sonnolenza, costrizione delle pupille per l’eroina, occhi arrossati e mancato coordinamento motorio per la marijuana, tachicardia, digrignamento dei denti e sudorazione eccessiva per l’Mdma. Segnali del tutto e del niente in una lista lunga un’enciclopedia. E allora che fare L’attenzione discreta è la prima regola e, sintomi fisici a parte, campanelli di allarme potrebbero essere i cambiamenti d’orario (il ragazzo entra e esce improvvisamente a orari differenti), di abitudini (sembra trascurare gli hobby che amava tanto) e di amicizie (ha cambiato giro e si rifiuta di fornire dettagli su chi siano i nuovi amici).
Anche il tema denaro non è da sottovalutare e se le richieste sono sempre più cospicue e frequenti vale la pena di fare qualche domanda.
Parlare con un ragazzo che fa uso di stupefacenti è una delle pratiche più difficili per un genitore. La necessità dei giovani di ottenere il consenso dei loro vecchi spesso li porta a nascondere ciò che i grandi non approverebbero. Tatto e comprensione sono le prime regole, misurare le parole e il tono di voce seguono a ruota o si rischia di produrre l’effetto esattamente contrario. Nessuno può aiutare chi non vuole farsi aiutare, nemmeno un genitore. C’è sempre un motivo che porta i ragazzi a sperimentare le droghe. L’obiettivo di un genitore è comprendere qual è e sradicarlo. No categorico ad accuse e colpevolizzazioni. A volte dietro una dipendenza ci sono situazioni difficili da gestire per un ragazzo. L’unico modo per fargli capire che deve essere aiutato è fargli sentire che non è solo.

L’investigatore privato come risorsa

Alcune volte, un genitore si pone il problema di essere invadente, altre volte, nonostante la buona volontà, il dialogo è infruttuoso e genera solo reazioni indesiderate. È per questo che il ricorso a un professionista diventa sempre più frequente.

Se le famiglie chiamano, gli investigatori privati rispondono e si mettono al lavoro. Tra i primi in Italia ad aver effettuato questo tipo di indagini c’è la Luciano Ponzi Investigazioni. Più che un’attività, quella dei suoi investigatori, negli anni, è diventata una vera e propria missione. Agli investigatori privati della Luciano Ponzi Investigazioni si rivolgono le famiglie che non riescono a decifrare il comportamento dei propri ragazzi o che hanno dubbi sulla loro condotta.

L’obiettivo degli investigatori privati dell’agenzia investigativa con sede a Brescia, Milano e Verona è raccogliere elementi utili, dunque indagare, producendo prove. Questo consente ai genitori di comprendere quantomeno da dove cominciare, di avere certezze o di mettersi l’anima in pace perché hanno preso soltanto una cantonata.

Il primo campo di indagine è, in genere, la scuola. Perché il primo effetto tangibile dell’avvicinarsi di un ragazzo alla droga è costituito dall’abbandono scolastico o dal rendimento che di colpo peggiora sensibilmente. Poi, finiscono nel mirino del detective tutti gli spostamenti dei ragazzi, i locali che frequentano, le cerchie di amicizie, atteggiamenti e comportamenti che assumono fuori dalle mura domestiche. Queste sono solo alcune delle attività che gli investigatori privati svolgono in questo ambito di indagine, potete trovare maggiori informazioni sul servizio preposto a questo link:
https://www.lucianoponzi.it/controllo-frequentazioni-giovanili.
L’invito ai genitori, al primo sospetto che il proprio figlio sia caduto nel circuito della droga è quello di non esitare e di contattare subito senza impegno la Luciano Ponzi Investigazioni.

 

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