Nella rubrica mensile curata da Ponzi Luciano preziosi consigli riguardo la concorrenza sleale.


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La concorrenza sleale è una realtà quotidiana per molte aziende, attività commerciali e liberi professionisti, già alle prese con la crisi mondiale e con le difficoltà logistico operative del nostro paese. Se studiata nei minimi dettagli e in tempi non sospetti, come nel caso di ex dipendenti, quadri o dirigenti, questa pratica corrotta riesce talvolta a mettere in ginocchio la vittima predestinata.

Umberto Melchiori e Leone Della Rocca sono i personaggi interpretati magistralmente da Diego Abatantuono e Sergio Castellitto nel film del 2000 di Ettore Scola, dal significativo titolo “Concorrenza sleale”, nel quale i due protagonisti sono commercianti di stoffa che lavorano sulla stessa via; sullo sfondo di un quartiere romano si sviluppa la difficile convivenza tra i due che, attraverso vari trucchi, combattono la loro battaglia, sulla base di una rivalità che l’assurdità delle vicende storiche trasformerà in amicizia. Purtroppo, però, nella vita di tutti i giorni le cose non funzionano come nelle simulazioni cinematografiche.

In ambito economico-produttivo la concorrenza sleale si avvale dell’utilizzo di tecniche e mezzi illeciti per ottenere un vantaggio sui competitori o per arrecare loro un danno. Queste azioni vanno, per esempio, dall’utilizzo improprio di nomi o marchi, brevetti o procedimenti di lavorazione, al knowhow aziendale carpito con i mezzi più sofisticati, oggi a disposizione dello spionaggio e della sorveglianza, fino ad arrivare alla contraffazione e, non ultimo, alla diffusione di informazioni che gettino discredito sulle attività dei concorrenti.

L’art. 2600 del Codice Civile impone il risarcimento del danno per gli atti di concorrenza sleale compiuti con dolo o colpa; tali atti sono identificati dall’art. 2598 del codice civile. La concorrenza sleale presuppone la situazione della stessa tra le aziende, il reiterarsi dei comportamenti illeciti e il verificarsi di un danno effettivo. Gli atti compiuti più frequentemente vanno dall’imitazione servile di prodotti dell’altrui azienda, lo storno dei suoi dipendenti, lo sviamento della clientela da parte di ex dipendenti o di ex agenti.

Ecco un esempio trattato dalla giurisprudenza negli ultimi anni: “Costituisce condotta di concorrenza sleale lo storno di clienti di un’impresa effettuato da un ex dipendente avvalendosi di informazioni riservate (nella specie, il tribunale ha accertato l’illecito di una società attiva nel settore dell’informatica, che ha sistematicamente contattato i clienti di un concorrente, utilizzandone le liste, e a mezzo di suoi ex dipendenti, che già conoscevano quei clienti, ed inoltre avvalendosi di notizie riservate su un programma software per la gestione delle buste paga, fornito dal concorrente ai propri clienti)”. Tribunale di Torino, 17 novembre 2006.

Il nostro Gruppo è quotidianamente spinto dalla propria clientela nell’esercizio della propria attività a reperire prove di siffatte condotte scorrette; infatti proprio in questi ultimi giorni abbiamo trattato due casi di lampante concorrenza sleale che hanno configurato altri illeciti, non solo civilistici, sfociati nell’ambito penale. Nello specifico, senza dimenticarmi della necessaria discrezione, alcuni dipendenti di un’azienda fuoriescono dimissionari dalla stessa in date differenti: il direttore commerciale, il responsabile ufficio ricerca e sviluppo (con un incarico in corso per un nuovo progetto), un amministrativo e un tecnico. Il quadro della situazione è critico in quanto tali figure, oltre ad essere fondamentali nel processo aziendale, sono a conoscenza di informazioni di primaria importanza, infatti per i primi due vi erano sottoscritti dei patti di segretezza e di non concorrenza.

Questi deterrenti non sono stati però sufficienti a far desistere gli attori dal creare una nuova società con attività identica a quella dell’azienda ex datrice di lavoro, che ovviamente non figura nell’assetto societario, iniziando una vera e propria concorrenza sleale, con sviamento della clientela, utilizzo di marchi e brevetti esclusivi e protetti in ambito italiano ed internazionale.

L’attività investigativa ha dimostrato la partecipazione nella nuova azienda di tutti gli ex dipendenti, ognuno con il rispettivo ruolo identico a quello avuto precedentemente, ha rintracciato sufficienti prove del coinvolgimento di terzi finanziatori, fornitori conniventi, sviamento della clientela, storno di dipendenti e false informazioni atte al discredito della nostra assistita.

Chi vivrà vedrà, ma certamente i malcapitati saranno perseguiti sia civilmente che penalmente e non avranno vita facile negli anni a venire.

 

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