L’investigazione privata al servizio del benessere della tua azienda

È della fine del 2017 la ricerca che dimostra che, ferie e permessi contrattuali esclusi, sono ben 14 i giorni annui di assenza, di media, per ciascun dipendente del settore privato, che arrivano alla bellezza di 50 giorni nel settore pubblico. Per le donne si parla di cifre quasi doppie rispetto agli uomini – e le assenze aumentano con l’abbassarsi del livello contrattuale, delle responsabilità e delle mansioni.

Casi assurdi dei furbetti del cartellino

La cronaca, poi, ci racconta di casi al limite dell’assurdo: malattie che si protraggono per mesi con certificati giunti dalle Maldive, infortuni che non permettono ad impiegati di stare seduti alla scrivania, ma consentono loro di sollevare pesi da 80 kg in palestra e di fare footing sul lungomare… Gli esempi potrebbero essere moltissimi e, diciamolo, chi di noi non ha mai avuto il sospetto che un dipendente, o un collega, assenti per malattia, stessero facendo i furbetti? Nel tempo dei social, forse, è più facile avere riscontro di legittimi sospetti, ma, ancora, questi non sono ammessi facilmente come prova nelle cause di lavoro. Oltretutto, i furbi si sono fatti più furbi, arrivando ad essere sempre più attenti nel non lasciare tracce dei propri abusi. Ebbene, sappiate che queste assenze costituiscono veri e propri reati e sono giuste cause per il licenziamento, da cui il datore di lavoro può e deve tutelarsi. Deve farlo non solo per se stesso, ma per il benessere economico di tutta l’azienda: non pensate, infatti, che i colleghi siano sempre ignari di cosa combina il vicino di scrivania. Le voci girano e questo aumenta moltissimo il malcontento in azienda. Una ricerca del 2016, che ha interpellato 290 lavoratori del Terziario, ha dimostrato come essi fossero disincentivati alla produttività e a dare il meglio sul posto di lavoro proprio dai colleghi che danno il cattivo esempio. Se il datore di lavoro non se ne accorge e non punisce il responsabile, tutti gli altri si sentiranno autorizzati a lavorare di meno. Il sistema di punire uno per dare l’esempio a tutti funziona sempre.

Diciamolo: ci sono assenze che, per la frequenza, la periodicità, il ripetersi in determinati periodi dell’anno ci portano, inevitabilmente, a nutrire dei sospetti. Come fare, allora, per tutelarsi?
Durante i permessi per malattia, si possono mandare visite fiscali al dipendente, certo, ma esse non sono comunque garanzia della possibilità di licenziarlo, anche qualora non fosse in casa al momento della visita: al massimo, gli verranno decurtati alcuni giorni di paga. Licenziare su queste labili basi un dipendente, nonostante una riforma del lavoro per certi versi più favorevole, comporta inevitabilmente estenuanti e costose cause di lavoro, che quasi sempre terminano, se non con un reintegro, con un accordo che prevede l’indennizzo, da parte del datore di lavoro, di un certo numero di mensilità al lavoratore licenziato.

Come si può evitare tutto ciò?

Il metodo più idoneo ed efficace, legale e infallibile, è quello di rivolgersi ad un’agenzia investigativa. Diffidate, però, da chi si propone di indagare per voi, senza che vi dia garanzie di serietà: rischiate di non poter utilizzare le prove in tribunale o di scoprire con scarsa tempestività le vostre carte. Scegliete sempre un’agenzia affidabile e specializzata nelle indagini investigative sulla verifica assenteismo dei dipendenti, come la Ponzi Luciano: solo gli investigatori seri e preparati conoscono alla perfezione fin dove potersi spingere, perché il giudice non abbia dubbi nel concedere il licenziamento immediato per giusta causa, evitandovi, dunque, risarcimenti e lungaggini burocratiche.

Vediamo, ora, quali sono i motivi per cui un lavoratore può diventare assenteista.

Il più frequente è la malattia: ci sono casi in cui, anche per il medico di base, non è semplice stabilire se il malessere sia reale o presunto. Un mal di schiena, una sciatalgia, emicranie, forme depressive non sono di immediata evidenza clinica e di facile diagnosi, per cui il medico deve fidarsi del paziente e tende ad assecondarne le richieste, temendo, spesso, di poter finire a sua volta nei guai. Sono numerosi i dipendenti che ricorrono a questa possibilità. Nella maggior parte dei casi è perfettamente legittimo, trattandosi di un sacrosanto diritto del lavoratore. Ma quando le assenze cominciano a farsi troppo frequenti, quando i colleghi stessi cominciano a vociferare, quando la frequenza della malattia è perfettamente periodica o concentrata in determinati periodi, se non è chiara a nessuno la patologia di cui il dipendente soffra, pur essendo ovviamente tutelato dalla privacy, quando, magari, lo si trova assente a visita fiscale, cala la sua redditività, si sommano segnali anche precedenti di insoddisfazione… pensate che, allora, difficilmente state sbagliando nei vostri sospetti. Nell’80% dei casi in cui il datore di lavoro si rivolge a noi per questi motivi, possiamo dire che non si sbaglia: sono sempre più frequenti i casi in cui il dipendente in questione in realtà non è affatto ammalato, ma svolge un secondo lavoro, pratica sport, va in ferie o altro.
Lo stesso vale per i casi di infortunio: non di rado infortuni prolungati nascondono, in realtà, ben altri motivi di assenza.
Ci sono, poi, i casi di assenze ex legge 104: si tratta di permessi che dovrebbero servire per assistere un familiare afflitto da una grave situazione di handicap, che purtroppo, però, vengono spesso richiesti unicamente per allungare le ferie o per svolgere attività che ben poco hanno a che fare con l’assistenza a un malato. Ci sono dipendenti che si scoprono improvvisamente gli unici parenti interessati a prendersi cura di vecchietti soli che vivono dall’altra parte dell’Italia: l’INPS stesso si è accorto di numerosi abusi nell’esercizio di questo diritto, innescando per primo un giro di vite nella concessione di tali permessi.

Cosa accade, dunque, quando il datore di lavoro incarica l’agenzia investigativa di controllare un dipendente?

Ricordiamo, prima di tutto, che affidarsi ad agenzie riconosciute e serie fa sì che tutto questo sia perfettamente legale. Si può seguire e controllare un’altra persona, infatti, solo se sussiste un legittimo interesse e, nel caso del datore di lavoro, è del tutto lecito. I nostri controlli permettono di raccogliere materiale utile per un licenziamento per giusta causa, perchè i nostri investigatori privati sono tutti specializzati, esperti ed autorizzati a deporre, sotto giuramento, di fronte al Tribunale e al Giudice del lavoro, aspetto fondamentale per poter usare le prove raccolte e procedere legittimamente al licenziamento.

Ma cos’è la cosiddetta giusta causa?

Si tratta di un motivo inoppugnabile al licenziamento. Questa formula, infatti, significa che non c’è giustificazione o mediazione che tenga: il lavoratore ha talmente compromesso il rapporto fiduciario e contrattuale, che il datore di lavoro può licenziarlo in tronco e senza preavviso, senza indennizzi o risarcimenti. Chiudere un occhio e cercare scappatoie meno drastiche per arrivare all’interruzione del rapporto di lavoro lascia sempre uno spiraglio alla possibilità che un giudice del lavoro decida per il reintegro, o per una mediazione con indennizzo. Se, invece, si dimostra il dolo in carico totale al lavoratore, il licenziamento non sarà impugnabile. Ecco perché si tratta di un investimento che si ripaga sempre: una lunga controversia verrebbe a costare decisamente di più – e con rischi ben più alti.

Quindi perché decidere per un drastico licenziamento, in caso di infedeltà del lavoratore?

Prima di tutto stiamo parlando di abusi di rilevanza penale: anche l’ente pubblico che abbia, eventualmente, elargito misure di welfare al lavoratore infedele, potrà rivalersi su di esso. Inoltre, tale servizio investigativo ha un altro vantaggio: permette di creare un ambiente più sereno in azienda, in quanto un simile provvedimento funge da deterrente nei confronti di coloro che avrebbero intenzioni di emulare il furbetto: non pensiate che i dipendenti apprezzino un datore di lavoro che fa il buono coi cattivi. Anzi, esso viene percepito, in questo caso, come un debole, di cui approfittarsi e da disistimare, cosa deleteria per l’ambiente di lavoro e, quindi, per la produttività e il benessere dell’impresa.

Come agirà l’agenzia investigativa, una volta incaricata?

Un’agenzia seria come la Ponzi Luciano lavora nella massima discrezione. Nessun altro dipendente si accorgerà di nulla e, naturalmente, nemmeno il diretto interessato. L’agenzia vi fornirà prove utilizzabili ed inoppugnabili e, quasi sempre, basterà qualche giorno di pedinamento e/o controlli per portare a casa un risultato sicuro, con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Se, invece, decido di chiudere un occhio sui miei sospetti, cosa succede?

In tal caso possiamo dire, in base alla nostra esperienza, che si sta condannando a morte l’azienda. Infatti, verrebbe meno il rapporto fiduciario coi dipendenti virtuosi, che sarebbero portati a produrre sempre meno e a replicare modelli sbagliati. Ricordate che avete la responsabilità del benessere della vostra azienda e dei posti di lavoro di chi si comporta bene: oltre al vostro capitale, avete il dovere di tutelare il lavoro di tutti gli altri.

 

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