Intervista a Luciano Ponzi – “La Verità” – Sabato 28 luglio 2018 (a cura di Alfredo Arduino)

L’Italia è un paese di traditori. E di spioni

Siamo primi in Europa nella classifica delle corna: uno su due ammette di averle fatte. Sono sempre più le persone che controllano il partner con l’aiuto della tecnologia. App, programmi, telefoni clonati, localizzatori sulle auto permettono di incastrare il fedifrago.

Non che ci sia da vantarsene, ma in Italia quasi 1 persona su 2 ha tradito il partner almeno una volta nella vita. E soltanto 1 fedifrago su 4 alla fine ha dichiarato di essersi pentito. Una media altissima, che fa conquistare al nostro Paese il primo posto, quasi a pari merito con Francia e Germania, nella speciale classifica delle nazioni europee più a rischio infedeltà.

Il dato è stato elaborato dall’Institut francais d’opinion publique e fotografa una nazione dove le scappatelle sono in aumento. Sulle cause del fenomeno gli psicologi puntano il dito contro il Web: alcova delle trasgressioni ai tempi nostri, dove amoreggiare on line, anche in versione hard, è una pratica sempre più diffusa. Poi dall’adulterio virtuale si passa a quello, per così dire, tradizionale. Di pari passo sta crescendo il numero di persone che decidono di rivolgersi a un investigatore privato per mettere la moglie o il marito sotto sorveglianza. Così come di quelle che fanno ricorso a tecnologie sempre più sofisticate. Fra app in grado di monitorare il contenuto di uno smartphone e programmi nati per geolocalizzare il prossimo. Si tratta per lo più di pratiche illegali, perseguibili penalmente, ma comunque utilizzate da migliaia di utenti.

Secondo un recente studio condotto dall’agenzia investigativa di Luciano Ponzi, il 60% delle coppie in difficoltà prova interesse per i dispositivi che permettono di mettere sotto controllo coniugi o compagni. Il 40% passa all’azione, installando app e programmi ad hoc con lo scopo di smascherare eventuali partner traditori. «Stiamo assistendo a un aumento dei casi», racconta Ponzi, «circa l’80% delle persone che si rivolgono alla nostra agenzia hanno già provato almeno una volta a entrare nei profili social o nel pc del proprio partner, usando i metodi più disparati. Il 70% dei nostri clienti ha già installato un localizzatore sulla macchina del compagno di vita». Insomma, spiare moglie o marito è sempre più frequente, complice la tecnologia che oggi permette di controllarne ogni mossa con pochi clic. Anche perché il tradimento è un rischio davvero concreto, per quanto alla fine meno del 10% abbandona la famiglia a favore dell’amante.

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«Per scoprire questi programmi e imparare a utilizzarli nel migliore dei modi basta navigare su internet», prosegue l’esperto, «ma bisogna tenere presente che queste pratiche in Italia sono illegali. Chi entra nel pc o nello smartphone di un’altra persona senza il suo consenso rischia pene da 1 a 5 anni». Eppure software di questo tipo sono sempre più sofisticati e reperibili. «Ogni giorno ne esce uno nuovo», continua Ponzi, «ci sono app che permettono di localizzare lo smartphone di una persona per capire dove si trovi in tempo reale e che possono essere installate a insaputa del proprietario. Altre, più aggressive, in grado di spiare qualunque cosa: possono registrare le conversazioni telefoniche e inviarle a chi controlla, riescono a copiare le chat sui social e su Whatsapp così come gli sms, hanno anche la possibilità di usare la fotocamera del cellulare della persona spiata per scattare foto senza che se ne accorga. Tutte sono proibite dalla legge, ma vengono comunque installate. Anche perché in pochi sanno davvero a cosa vanno incontro nel caso in cui siamo scoperti». Con buona pace della privacy che, anche all’interno di una coppia, dovrebbe essere sempre garantita.

È proprio questa una delle questioni più dibattute. Da una parte la volontà di controllare moglie o marito possibili traditori, dall’altra l’obbligo (sancito anche dalla legge) di rispettarne la riservatezza. Il primo dispositivo a rischio, da questo punto di vista, è lo smartphone. Oltre a contenere possibili messaggi o sms compromettenti, è facile da reperire da parte di chi voglia installare programmi di spy phone. Sono quelli che permettono di geolocalizzare l’apparecchio ovunque si trovi, ma anche di copiare i contenuti e di inviarli automaticamente ad altri dispositivi. Un altro rischio reale è quello di essere spiati sul luogo di lavoro. Come spiega lo stesso investigatore: «Non sono rari i casi nei quali una copia delle chiavi dell’ufficio viene utilizzata per entrare e installare una videocamera spia o una cimice».

Anche queste sono pratiche illegali e perseguibili, ma utilizzate da chi non abbia fiducia nel compagno di vita. «Esiste anche un altro luogo a rischio dal punto di vista del rispetto della privacy», prosegue Ponzi . «si tratta dell’auto. Anche qui possono essere installati abbastanza facilmente apparecchi in grado di geolocalizzarla a distanza».

LE SPIE SUI CELLULARI
E poi, naturalmente, ci sono anche le password di mail, profili social, tablet e cellulari. Anche queste possono diventare facile strumento per violare la privacy. Nel caso in cui vengano condivise tra moglie e marito, possono essere utilizzate senza incorrere in sanzioni penali. In tutti gli altri casi, quando cioè vengano carpite senza consenso, non dovrebbero mai essere usate per spiare corrispondenza e messaggi privati. Neanche di fronte al sospetto di un tradimento. Anche le app presenti sul cellulare vanno sempre tenute d’occhio: se sullo smartphone compare un’applicazione per il parental control, o per seguire il dispositivo in caso di furto, è bene essere sicuri di averla installata in prima persona. Spesso questi programmi sono infatti usati per spiare figli o partner dei quali ci si fida poco. Altra regola fondamentale è impostare sul proprio smartphone un pin di sblocco sicuro. La password deve essere lunga e difficile da indovinare. Se il cellulare lo permette, può essere utile anche usare il riconoscimento del volto o dell’impronta digitale. Infine attenzione al wi-fi: se si vuole difendere la propria il consiglio è di evitare le reti wi-fi pubbliche. Sono infatti le più vulnerabili agli attacchi informatici e potrebbero essere usate per entrare in possesso di dati personali.


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